Dischi volanti preistorici 1 – Tanzania

Certo che definirlo “disco volante” è un grosso azzardo. Non perchè si tratti di smentire o meno quest’affermazione, ma perchè forse è il più brutto esempio di presunto velivolo alieno preistorico. Un conto è avere una linea curata e gradevole alla vista (troppo bello per essere vero e poi torneremo anche su questo), come quello (sempre presunto) della caverna francese di Niaux. Un altro conto è questo che sembra scassato o incidentato. Sembrerebbe costruito con materiale recuperato da un rottamaio spaziale.

La forma non è delle migliori, ricorda la linea del classico disco volante, una base irregolare e un vistoso cupolotto centrato nella parte superiore.

L’immagine che si può trovare sul web presenta due di queste figure ai lati della foto, uguali tra loro se non per alcuni particolari minimi che si possono tralasciare. In mezzo a loro si può osservare qualcosa che non è possibile identificare. Sotto ciascuno di questi sono presenti due rettangoli che sembrerebbero essere in relazione con loro. Almeno questa è stata la mia impressione quando li ho visti per la prima volta, mi sembravano due ordigni sganciati dalla parte inferiore.

Cercando altre cose mi è capitato di sfogliare il libro “Il Museo Immaginario della Preistoria” di Emmanuel Anati. Un grosso volume ricco di foto riguardanti le pitture rupestri dei vari Continenti. A pagina 204 è presente un disegno che ci permette di avere nuove informazioni per poter vedere questo “mistero archeologico” sotto una nuova luce.

L’originale si trova a Itololo presso Kondoa in Tanzania. Il disegno ha dettagli che non si potevano vedere con le varie foto di scarsa qualità presenti sul web. Si tratta di un gruppo di “tre figure antropomorfe immaginarie” dipinte sul soffitto di una “grotticella che la tradizione odierna riferisce essere riservata all’iniziazione”.

La parte centrale di queste figure, per un motivo che non conosco è oramai perduta. Comunque si notano vari particolari che permettono di identificare la figura centrale come simile a quelle laterali. Si notano anche dei trattini che rappresentano le dita delle mani e quelle dei piedi. Infatti le due parti rettangolari presenti sotto alle due figure laterali sono le gambe di questi “antropomorfi immaginari”.

Questa volta si trattava di un “mistero archeologico” marginale, se vogliamo anche di poco conto. Non si tratta della figura di un antico disco volante, ma quella di un essere antropomorfo.

I libri di Anati mi hanno insegnato molte cose, prima tra tutte il guardare le rappresentazioni che ci arrivano dalla preistoria con occhi diversi. Prima di iniziare a frequentare il CCSP, Centro Camuno di Studi Preistorici di Capo di Ponte (BS), per la ricerca sugli spaziali della Valcamonica, mi capitava di avere a che fare con questi argomenti senza capirne molto di più. Oggi non sono diventato uno specialista, ma non mi capita più di pensare agli extraterrestri come la sola ipotesi possibile, quando vedo incisioni rupestri o pitture preistoriche apparentemente strane. Anzi, dopo oltre un decennio di studi su questi argomenti, mi riesce difficile pensarlo. Figure strane solo perché lontane da noi migliaia di anni, ma eseguite da persone che non erano poi così diverse da noi. Questi che seguono non sono i soli libri di riferimento, ma sono quelli che ho letto e li ho trovati molto interessanti, per iniziare ad avvicinarmi al mondo della ricerca sulle pitture e incisioni preistoriche.