La prima volta che ho visto questa figurina, conosciuta anche come “l’astronauta di Kiev”, era sulla copertina del libro “Fratelli dell’Infinito” di Peter Kolosimo, anche se in questo caso si trattava di una riproduzione derivata dall’originale.
Appare in numerosi siti che trattano di presunti misteri archeologici. Spesso è accompagnata da commenti tipo: “…l’unica statuetta europea che mostra tratti spaziali così evidenti…”.
Oppure: “…rappresenta un individuo con quella che sembra una tuta spaziale con relativo casco…”.
Nel 2007 si è tenuta una mostra a Trento nel Castello del Buonconsiglio. Il titolo era “Gli Ori dei Cavalieri delle Steppe”, collezioni dai Musei dell’Ucraina. La figura del nostro “astronauta”, era stata utilizzata come immagine nel manifesto della mostra e sulla copertina del catalogo di Silvana Editore. La foto sopra è stata presa dal depliant illustrativo della mostra. Da notare, che sul lato opposto dello stesso, erano presenti le foto dei due cavalli che riporto più in basso.
Almeno avevo un punto da dove partire per saperne di più.
La svolta decisiva è stata quando ho trovato il catalogo “L’Oro di Kiev – L’Arte dei Popoli delle Steppe” dell’Editore Electa. Questa mostra si era tenuta a Genova nel lontano 1987.
Appena sfogliato, mi sono apparsi alcuni particolari fondamentali per avere un quadro chiaro sulla funzione di questa figurina.
Con mia sorpresa mi accorgo che questo personaggio non era solo, infatti, erano due con la differenza che la figurina che non avevo mai visto prima, aveva dei solchi ai lati della testa a evidenziare i capelli.
Come apprendo dal catalogo Electa (pagine 37,112 e 113), si tratta di ornamenti per sella risalenti al VI secolo, due laminette di argento dorato, realizzate a rilievo e cave nel verso. Sono state trovate nel villaggio di Martynovka nel 1909. Ognuna di queste misura meno di dieci centimetri di altezza.
In questo contesto hanno un senso i fori posizionati sui gomiti. Servivano per fissarle sulla sella del cavallo come ornamento. Possibile che nessuno si sia domandato a cosa potevano servire?
Mi ricordo di avere trovato scritto da qualche parte sul web che la figurina aveva sei dita. Avendo a disposizione le foto del catalogo, contando bene, le dita, rimangono sempre cinque.
Come se tutto questo non bastasse, sono state ritrovate, sempre a Martynovka nel 1909, due figure di cavalli realizzati nello stesso modo. Anche loro hanno dei fori per il fissaggio alla sella.
Un cavaliere e un cavallo, su ogni lato della sella come ornamento.
Osservando meglio le due figure maschili, le loro calzature con la punta rivolta verso l’alto, mi sembrano più appartenere a culture dell’Est piuttosto che a visitatori extraterrestri. Questo insieme al ricamo rettangolare presente sulla tunica, elemento classico delle popolazioni che ancora oggi vivono nella zona del Dnepr, fiume che bagna Kiev in Ucraina.
Considerato erroneamente un antico astronauta, è in realtà un cavaliere, come ci suggerisce anche la posizione delle gambe divaricate, come se stesse cavalcando e in testa non ha un casco spaziale, ma come ci si aspetterebbe da un cavaliere, un elmo.
Se vogliamo sapere qualcosa sul nostro passato, dobbiamo rivolgerci all’archeologia e ai metodi che utilizza per ricavare le informazioni. Non rappresenta certamente un mistero, il fatto che questa “leggenda” dell’archeologia misteriosa sia durata decenni, senza che nessuno fosse interessato a un approfondimento archeologico sulla sua funzione. A parte il sito di Mistero Risolto. Da troppo tempo la scienza e l’archeologia ricevono numerosi attacchi e accuse di manipolazione della storia o di distruzione di reperti “scomodi”. Sembra la trama di un’avventura di Martin Mystere.
Se l’archeologia rappresentasse, secondo alcuni autori, una “storia ufficiale” non corrispondente alla realtà, che senso avrebbe fare dei controlli e delle ricerche a riguardo?
Il problema è che con questo atteggiamento di sfiducia e di rifiuto, affermazioni e notizie prive di fondamento continuano a circolare indisturbate, creando un impoverimento sociale e culturale.
Ringrazio la casa Editrice Mondadori-Electa S.p.a. nella persona della Signora Caterina Giavotto che mi ha permesso di scrivere questo articolo corredandolo delle due belle foto pubblicate sul relativo catalogo.
L’Oro di Kiev – L’Arte dei Popoli delle steppe, dal Museo storico dei Preziosi dell’Ucraina
(Opere dall’VIII secolo a.C. al XIII secolo d.C.) – Electa Spa Milano – 1987
Catalogo della Mostra tenuta a Genova al Museo di Sant’Agostino
14 ottobre – 6 dicembre 1987