Patatine Extraterrestri

La figura dell’alieno è oramai entrata da molto tempo nell’immaginario collettivo. Non mi sono stupito più di tanto quando in Francia ho trovato questi prodotti sugli scaffali di alcuni Centri Commerciali. “Les Extraterrestres” patatine con la forma dei classici alieni grigi. Le patatine sono tutte uguali, ma commercialmente la figura dell’alieno attira comunque di più.

Invece i “Monster Munch” sembrerebbero a prima vista dei simpatici fantasmini, ma guardando il retro della confezione vengono presentati in tuta spaziale con tanto di astronave.

Ci si può collegare al sito ufficiale www.missionmonstermunch.fr e giocare con questi alieni. Ci vogliono alcuni secondi per caricare la schermata iniziale, comunque una partita si può fare, anche più di una visto che ci sono varie ambientazioni.

Lasciando la Francia e ritornando in Italia abbiamo trovato “Gli splatterosi organi alieni”. Mentre gli alieni grigi francesi erano un poco inquietanti, il nostro “grigio” nostrano mi fa un po’ di tenerezza. È suturato ovunque e ha un aspetto abbastanza abbacchiato. Comunque mi è simpatico.

Come regalo all’interno del sacchetto si trova un organo alieno, io ho trovato un piede di colore giallo. Ma si possono trovare anche i polmoni, il cervello, le mani, lo scheletro, tutti colorati e costituiti da un tipo di gomma flessibile e attaccaticcia. Sullo sfondo del sacchetto si vedono tantissime teste aliene che completano la grafica della confezione.

Sempre patatine italiane, sono gli “Space Shooter”. Un alieno all’interno della sua astronave armeggia con i comandi mentre nello spazio davanti al suo mezzo si vedono degli ovali, con tanto di scie, con raffigurazioni di alieni.

All’interno come regalo si trova uno degli alieni presenti sulla confezione. Scopo del gioco è lanciare il dischetto con l’alieno sulla confezione e sommare i punti dei tondi dove atterra il dischetto. Mi ricorda tanto un giochino che trovavamo nei sacchetti delle patatine negli anni 70.

Dei frisbee di plastica colorati in miniatura, che si lanciavano con una palettina dello stesso materiale e c’era pure un adesivo dei Supereroi tipo Batman, Superman etc. per decorarlo.

Bei tempi, ci divertivamo con poco, avevamo poco ed eravamo sempre contenti.

Tutti i marchi dei prodotti citati appartengono ai legittimi proprietari. I contorni delle confezioni sono stati ritagliati per evitare pieghe durante la scannerizzazione.

Incontri quasi ravvicinati in autostrada

Vorrei raccontarvi quello che mi è capitato ritornando dalla Francia sabato 31 agosto 2013. Questa esperienza credo valga la pena di essere condivisa con tutti voi.

Avevo preso l’autostrada verso sud in direzione Lione. Dopo aver superato l’area urbana di Digione, avvicinandomi a Beaune, ho iniziato a vedere in lontananza un disco di luce che descriveva in modo ripetitivo una grande circonferenza.

Scherzando posso dire di aver fatto l’abbonamento alle luci prodotte da fari per discoteche, infatti dopo alcuni momenti l’avevo identificato come appartenente alla stessa parentela delle luci di Stradella (PV) viste a giugno, descritte nel post precedente.

Più mi avvicinavo più diventava visibile. C’erano tre gruppi di nuvole particolarmente basse, uno di questi era esattamente sopra all’autostrada, uno a destra e l’altro a sinistra.

Il percorso era sempre lo stesso, quando il fascio (che non si vedeva) “colpiva” la nuvola era visibile un bel disco molto luminoso. L’autostrada non era illuminata e si vedeva bene, mi sono fermato in un’area di sosta che invece era illuminata a giorno e tra la luce intensa e gli alberi il fenomeno era apparentemente scomparso. Erano le 22.50, allontanandomi dalla luce dopo aver ripreso il viaggio, era ancora visibile, anzi, ancora di più, perché mi stavo avvicinando alla fonte.

Anche conoscendo l’origine della luce era comunque qualcosa di affascinante e straordinario, perché durante il “suo giro” ero al posto giusto nel momento giusto, cosa che accade raramente.

Mi sono trovato con questa luce sopra il furgone, non sono stato in grado di definire il diametro del disco e la sua altezza. Dal mio punto d’osservazione alla guida del furgone, con la velocità ridotta a circa 40 Km/h, proteso in avanti per vedere il più possibile dal parabrezza, la cosa che posso affermare è che era molto basso. Uno spettacolo bellissimo!

Il disco era più grande del furgone e sembrava veramente il classico disco volante di tante cronache che “punta” un automezzo e lo illumina per osservarlo meglio. Dal disco luminoso non provenivano raggi di luce, sembrava una gigantesca plafoniera da soffitto, con un vetro rotondo smerigliato illuminato all’interno. Proseguendo nel suo giro sembrava in fase di atterraggio (il disco era sempre sopra al furgone), devo dire sinceramente (dopo aver osservato tutta questa scena, che sembrava di essere in un film) e per un momento mi sono venuti i brividi talmente sembrava reale. Una manciata di secondi, ma il ricordo è stato talmente intenso da farmelo ricordare di una durata maggiore.

Proseguendo il percorso, una trentina di secondi dopo, ho visto chiaramente il raggio del proiettore che proveniva dalla mia destra e univa il disco con una zona a terra.

Anche per questa volta nessun alieno. Veramente un peccato…

L’anno successivo, sempre ad agosto e sempre nei territori francesi, una sera ho rivisto la stessa tipologia di fenomeno. Questa volta era una singola nuvola, piccola, brutta e nemmeno troppo bassa. Insomma una schifezza totale. L’unico fatto interessante era che non avevo sonno e mi sono messo a cercare la fonte del raggio luminoso.

L’impresa già dall’inizio risultava abbastanza ardua. Transitavo per piccoli paesini alla periferia della Valle della Loira e cercavo di prendere la direzione verso la presunta origine della luce. Ovviamente non ci sono mai strade in linea retta per dove vorresti andare!

Ho perso l’orientamento quando sono entrato in un centro abitato di medie dimensioni, tra luci intense e raffiche di sensi unici. All’uscita del paese ho preso la direzione della collina e dopo un po’ è riapparsa la fonte luminosa molto più intensa. Almeno mi stavo avvicinando. Dopo una decina di minuti vedo un singolo fascio di luce dietro una collina. Ci giro attorno e mi ritrovo nel parcheggio di una discoteca, circa un’ora dopo l’inizio di questa “stramba” serata.

L’addetto alla sicurezza parla inglese e gli racconto il mio avvistamento autostradale dell’anno prima. Sono interessato a dare un’occhiata al loro “faro da richiamo” e a fare qualche foto. Dopo una simpatica chiacchierata acconsente senza problemi.

Il loro proiettore è a fascio singolo e non ha tutti i giochi di luce come spesso capita con quelli italiani. Continua a ruotare descrivendo un cerchio nel cielo sempre con la stessa angolazione.

Probabilmente è dello stesso tipo usato dalla discoteca che mi ha regalato l’esperienza dell’anno precedente. La nuvoletta di prima si era completamente dissolta durante la mia ricerca.

Quello che ho appena raccontato non vuole screditare, liquidare o sminuire altri avvistamenti UFO.

Siamo tutti appassionati di questi argomenti, siamo cresciuti leggendo “Le Cronache del Mistero” di Luciano Gianfranceschi e abbiamo divorato i fantastici racconti di fantascienza editi sulla collana “Urania”. Abbiamo letteralmente sognato ad occhi aperti tante volte lasciando libera la fantasia. Altrettante volte la sera guardavamo il cielo con la speranza di vedere dei dischi volanti, dopo aver visto ogni puntata di “UFO” con il Comandante Straker.

Quasi quattro anni dopo continuo a ricordare l’episodio dell’autostrada con molto piacere e mi ha confermato ancora una volta quanto sia importante adottare, quando si tratta di argomenti di “confine” di ogni tipologia un po’ di cautela.

 

Luci misteriose nel cielo di Stradella – 25 giugno 2013

Il 25 giugno 2013 ho tenuto una conferenza alla Sala Brambilla a Stradella in provincia di Pavia. Complice la calura estiva, alle 21.00 erano presenti pochissime persone. D’accordo con l’Assessore alla Cultura abbiamo deciso d’iniziare con un po’ di ritardo. Questo è un particolare abbastanza importante per i fatti accaduti a tarda sera. Dato che ero presente e viste le polemiche che mi hanno riguardato in prima persona, mi sembra il caso di raccontare come si sono svolti i fatti quella sera.

Poco alla volta arrivano diverse persone e la serata inizia alle 21.35 con la sala quasi piena.

Il mio programma era di presentare gli spaziali della Valcamonica e le statuette Dogu giapponesi. Due argomenti classici dell’archeologia misteriosa. A questo punto devo variare il programma per ragioni di tempo, tolgo le statuette Dogu e inserisco alcuni argomenti minori riguardanti sempre antichi astronauti e presunti UFO preistorici, che vedremo nel dettaglio più avanti.

Dopo la conferenza si instaura un bel dibattito costruttivo con il pubblico, il tutto sarà durato circa due ore. Alla fine il pubblico esce dalla sala e mi fermo a parlare con alcuni ragazzi interessati all’argomento.

L’Assessore ci invita ad uscire perché la sala, dopo avere superato gli orari programmati, dovrebbe chiudere.

Stiamo per andarcene quando entra un signore, che era stato presente alla serata, chiedendo se era rimasto qualcuno del Cicap perché in cielo c’erano delle luci che si muovono in modo strano. Per noi era come essere invitati a cena. Usciamo dalla sala comunale e dopo una cinquantina di metri entriamo nel primo cortile vicino. Eravamo circa una decina di persone tra impiegati comunali, Cicap e vicini di casa. Vedo in cielo delle luci che ruotano, si compattano in una sola, ritornano diverse come prima e ricominciano a ruotare. Si cerca di fare un filmato con uno Smartphone, ma come risultato non otteniamo niente. L’Assessore mi chiede cosa ne penso e in base a quelle che sono le mie esperienze, di frequentatore di discoteche durante gli anni 80, rispondo che si tratta di “tipiche luci da discoteca”. Quella sera ho visto nel cielo di Stradella delle luci che si comportavano come quelle che vedevo durante gli anni 80, quando il fenomeno dei fari da richiamo ha iniziato a diffondersi.

L’Assessore ha fatto presente che quel tipo di luci era proibito dalla Regione Lombardia. Nonostante questo, ha poi osservato nella settimana successiva un faro da richiamo operante in una discoteca locale e poi a settembre a Pavia, alla Festa del Ticino, come ho potuto vedere, era presente un faro di questo tipo che proiettava una fascio di luce fisso nel cielo.

Tutto sembrava chiarito e ognuno di noi è andato a casa a dormire. Non mi sembrava proprio il caso d’indagare, andando a cercare la fonte delle luci, dato che non avevo alcun dubbio sull’origine di queste.

L’indomani avrei dovuto alzarmi alle 5.00 assentandomi qualche giorno per motivi di lavoro.

Al mio ritorno, la settimana successiva, scarico la posta e la trovo piena di mail. Evidentemente le cose che mi sembravano chiarite, non lo erano proprio.

Il signore che ci aveva chiamato quella sera non si era accontentato della mia spiegazione e aveva cercato di saperne di più. Aveva chiamato il giornale locale raccontando cosa aveva visto. Da questa segnalazione era nato l’articolo presente sul web e in seguito aveva inviato una mail al Comune di Stradella per avere altre informazioni. Il Comune aveva inoltrato a me una copia della stessa chiedendomi una risposta.

Ho fatto una ricerca sul web per vedere quante risorse erano disponibili. Ho aspettato qualche settimana e a più riprese ho cercato articoli che ne parlavano. Infine dopo aver recuperato il poco materiale trovato, ho scritto al CISU di Torino. Mi ero ricordato che in un Notiziario UFO risalente agli anni 80, uno dei soci si auspicava un rapido riconoscimento da parte degli italiani, dei fenomeni luminosi causati dai fari da richiamo. Questo, allo scopo di ridurre drasticamente la mole impressionante di lettere che continuavano ad arrivare al Centro Italiano Studi Ufologici, raccontando avvistamenti riconducibili a questi fattori.

Appena ho ricevuto la risposta del CISU, ho inviato una mail al Comune di Stradella che riporto per intero, omettendo il link del sito che ha utilizzato gli insulti, senza nessuna motivazione.

Mail al Comune di Stradella: (fine luglio 2013)

Rispondo con un po’ di ritardo alla vostra mail di richiesta circa le luci apparse in cielo a Stradella il 25 giugno 2013. Non mi aspettavo l’interesse suscitato da queste luci e nemmeno l’articolo sulla Provincia Pavese.

http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2013/06/28/news/luci-misteriose-nella-notte-il-caso-ufo-agita-la-conferenza-1.7337946

Questo mi ha dato l’opportunità di seguire come si diffondeva sul web e i relativi commenti. Ho raccolto del materiale che rimane a vostra disposizione.

La cosa principale è che non essendoci delle foto (per quanto ne posso sapere), ne è stata reperita una di repertorio (quella con le 5 luci sopra le case) e in diversi siti (che riportano lo stesso articolo della Provincia Pavese), sono state allegate altre due diverse foto non pertinenti con l’evento di martedì che non fanno altro che creare confusione.

http://www.spoleto7giorni.it/sfere-di-luce-sopra-perugia-e-roma-ufo/

La “foto ufficiale” si riferisce all’avvistamento di luci sopra a Perugia di alcune settimane prima.

Generalmente la quasi totalità dei siti web riportavano il link della Provincia Pavese e il titolo senza commenti. Due soli siti hanno prodotto dei commenti, uno intelligente e costruttivo, l’altro pieno d’insulti.

I più professionali sono stati degli utenti di questo forum che arrivano in pratica alla mia stessa conclusione:

http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?c=58363&f=58363&idd=10641378

Mi dispiace di aver dato l’impressione di una spiegazione affrettata, ma dopo aver visto anni fa diverse di queste luci provenienti da varie discoteche, gli effetti prodotti erano gli stessi osservati da me e non solo, in diverse occasioni, perciò non ho avuto dubbi sulla possibile spiegazione del fenomeno, che (come ripeto) avendolo già visto numerose volte, mi è sembrato molto naturale dire “tipiche luci da discoteca”, perchè quello erano. Questo tipo di proiettori viene impiegato in diverse tipologie di manifestazioni (i cosiddetti fari da richiamo) e non sono esclusiva per i locali da ballo.

Visto che il Cicap che ho avuto l’opportunità di rappresentare durante la serata e il sottoscritto, “sono dei cattivoni sempre pronti a negare tutto”, ho pensato di rivolgermi al CISU (Centro Italiano Studi Ufologici) di Torino per sentire cosa ne pensavano. Visto che ogni giorno ricevono segnalazioni da ogni parte del paese. Per meglio definire l’accaduto, ed evitare inutili polemiche, non ho mandato una mia descrizione, ma quella tratta dall’articolo della Provincia Pavese, allegando il link.

Mia domanda al CISU allegando il link:

“Se arrivasse al CISU una segnalazione come quella riportata nell’articolo della Provincia Pavese, quale sarebbe il vostro commento?”

Risposta del CISU:

La descrizione del fenomeno (forme, colori, dinamica) è tipica dell’effetto causato dai cosiddetti “fari ad effetto laser”, che dagli anni ’80 hanno avuto anche nel nostro paese un impiego sempre più diffuso in concerti, discoteche e manifestazioni varie.

Detto questo, allo stato attuale delle cose, credo di poter affermare che le luci misteriose nei cieli di Stradella del 25 giugno erano da ricondurre a cause ben più terrestri.

Sia il Comune che il sottoscritto hanno inviato una risposta al signore di quella sera. Le mail sono tornate indietro, probabilmente per la casella di posta piena. Ho riprovato qualche mese dopo e questa volta dovrebbe essere andata a buon fine.

L’ Astronauta di Kiev

La prima volta che ho visto questa figurina, conosciuta anche come “l’astronauta di Kiev”, era sulla copertina del libro “Fratelli dell’Infinito” di Peter Kolosimo, anche se in questo caso si trattava di una riproduzione derivata dall’originale.

Appare in numerosi siti che trattano di presunti misteri archeologici. Spesso è accompagnata da commenti tipo: “…l’unica statuetta europea che mostra tratti spaziali così evidenti…”.

Oppure: “…rappresenta un individuo con quella che sembra una tuta spaziale con relativo casco…”.

Nel 2007 si è tenuta una mostra a Trento nel Castello del Buonconsiglio. Il titolo era “Gli Ori dei Cavalieri delle Steppe”, collezioni dai Musei dell’Ucraina. La figura del nostro “astronauta”, era stata utilizzata come immagine nel manifesto della mostra e sulla copertina del catalogo di Silvana Editore. La foto sopra è stata presa dal depliant illustrativo della mostra. Da notare, che sul lato opposto dello stesso, erano presenti le foto dei due cavalli che riporto più in basso.

Almeno avevo un punto da dove partire per saperne di più.

La svolta decisiva è stata quando ho trovato il catalogo “L’Oro di Kiev – L’Arte dei Popoli delle Steppe” dell’Editore Electa. Questa mostra si era tenuta a Genova nel lontano 1987.

Appena sfogliato, mi sono apparsi alcuni particolari fondamentali per avere un quadro chiaro sulla funzione di questa figurina.

Con mia sorpresa mi accorgo che questo personaggio non era solo, infatti, erano due con la differenza che la figurina che non avevo mai visto prima, aveva dei solchi ai lati della testa a evidenziare i capelli.

Come apprendo dal catalogo Electa (pagine 37,112 e 113), si tratta di ornamenti per sella risalenti al VI secolo, due laminette di argento dorato, realizzate a rilievo e cave nel verso. Sono state trovate nel villaggio di Martynovka nel 1909. Ognuna di queste misura meno di dieci centimetri di altezza.

In questo contesto hanno un senso i fori posizionati sui gomiti. Servivano per fissarle sulla sella del cavallo come ornamento. Possibile che nessuno si sia domandato a cosa potevano servire?

Mi ricordo di avere trovato scritto da qualche parte sul web che la figurina aveva sei dita. Avendo a disposizione le foto del catalogo, contando bene, le dita, rimangono sempre cinque.

Come se tutto questo non bastasse, sono state ritrovate, sempre a Martynovka nel 1909, due figure di cavalli realizzati nello stesso modo. Anche loro hanno dei fori per il fissaggio alla sella.

Un cavaliere e un cavallo, su ogni lato della sella come ornamento.

Osservando meglio le due figure maschili, le loro calzature con la punta rivolta verso l’alto, mi sembrano più appartenere a culture dell’Est piuttosto che a visitatori extraterrestri. Questo insieme al ricamo rettangolare presente sulla tunica, elemento classico delle popolazioni che ancora oggi vivono nella zona del Dnepr, fiume che bagna Kiev in Ucraina.

Considerato erroneamente un antico astronauta, è in realtà un cavaliere, come ci suggerisce anche la posizione delle gambe divaricate, come se stesse cavalcando e in testa non ha un casco spaziale, ma come ci si aspetterebbe da un cavaliere, un elmo.

Se vogliamo sapere qualcosa sul nostro passato, dobbiamo rivolgerci all’archeologia e ai metodi che utilizza per ricavare le informazioni. Non rappresenta certamente un mistero, il fatto che questa “leggenda” dell’archeologia misteriosa sia durata decenni, senza che nessuno fosse interessato a un approfondimento archeologico sulla sua funzione. A parte il sito di Mistero Risolto. Da troppo tempo la scienza e l’archeologia ricevono numerosi attacchi e accuse di manipolazione della storia o di distruzione di reperti “scomodi”. Sembra la trama di un’avventura di Martin Mystere.

Se l’archeologia rappresentasse, secondo alcuni autori, una “storia ufficiale” non corrispondente alla realtà, che senso avrebbe fare dei controlli e delle ricerche a riguardo?

Il problema è che con questo atteggiamento di sfiducia e di rifiuto, affermazioni e notizie prive di fondamento continuano a circolare indisturbate, creando un impoverimento sociale e culturale.

Ringrazio la casa Editrice Mondadori-Electa S.p.a. nella persona della Signora Caterina Giavotto che mi ha permesso di scrivere questo articolo corredandolo delle due belle foto pubblicate sul relativo catalogo.

L’Oro di Kiev – L’Arte dei Popoli delle steppe, dal Museo storico dei Preziosi dell’Ucraina

(Opere dall’VIII secolo a.C. al XIII secolo d.C.) – Electa Spa Milano – 1987

Catalogo della Mostra tenuta a Genova al Museo di Sant’Agostino

14 ottobre – 6 dicembre 1987

Elenco di risorse critiche sull’archeologia misteriosa

Ci sono libri che ti possono cambiare la vita. Così è stato per me quando al Libraccio di Milano ho trovato il libro “Antichi Astronauti” di Stiebing edito da Avverbi nel 1998.

Da grande appassionato di archeologia misteriosa, non avevo mai trovato una fonte critica a queste teorie. Nemmeno pensavo esistesse. L’archeologia “cattiva” non perdeva tempo con questo argomento e le storie che leggevo su questi libri sembravano davvero incontestabili.

Purtroppo le cose non sono tanto cambiate e sembrerebbe che “il mondo accademico” continui ad ignorare questi argomenti e così facendo continua a commettere un grosso errore. Le persone che fanno domande sull’archeologia misteriosa, hanno il diritto di ricevere una risposta. Hanno il diritto di ricevere spiegazioni riguardo al perché l’archeologia misteriosa è diversa dall’archeologia accademica e perché certe teorie non possono essere prese in considerazione.

Come ho potuto scoprire, di libri critici, tanto per capire, per sentire “l’altra campana”, anche se non sono centinaia, ce ne sono diversi.

Come ho spesso citato, in molti hanno visto i documentari della serie “Ancient Aliens” (Enigmi Alieni in italiano), molte meno persone hanno visto su You Tube “Ancient Aliens Debunked”, un documentario di Chris White di tre ore che chiarisce parecchi dei temi esposti nella serie.

In molti hanno letto “Chariots of the Gods?” di Erich Von Daniken, ma molti, molti di meno hanno letto il libro di Peter White “The Past is Human” pubblicato qualche anno dopo Von Daniken. Sembra che le spiegazioni ai presunti misteri archeologici non esistano, ma la realtà dei fatti è diversa.

Quello che segue è un elenco di risorse critiche sugli antichi astronauti e sull’archeologia misteriosa che continuerò ad aggiornare, intanto buon divertimento.

http://ancientaliensdebunked.com/

a refutation of the history channel show ancient aliens

http://www.youtube.com/watch?v=j9w-i5oZqaQ#sthash.yGfbu3Hr.dpuf

http://www.jasoncolavito.com/blog

Una risorsa di articoli e commenti su gran parte della produzione video e libraria di pseudoarcheologia. Ci si può registrare alla newsletter settimanale che ti informa su cosa succede di nuovo in questo campo.

Il mistero degli antichi astronauti. Gli extraterrestri del passato – 23 marzo 2017

https://www.youtube.com/watch?v=aDUHAmy39OE

Conferenza di Marco Ciardi – Storico della Scienza, Università di Bologna, Socio Effettivo Cicap – You Tube – Canale Caffè-Scienza Firenze

“Quando si parla di «teoria degli antichi astronauti» ci si riferisce in genere alla possibilità che entità extraterrestri abbiano raggiunto il nostro pianeta nel passato, lasciando qualche traccia, più o meno tangibile, del loro passaggio: si va dall’esistenza di particolari reperti archeologici, non spiegabili all’interno del contesto nel quale sono stati rinvenuti, alla manipolazione del codice genetico degli ominidi preistorici e, quindi, a un’influenza diretta sull’evoluzione del genere umano. La letteratura relativa a questo argomento, considerato da molti uno dei grandi misteri dei nostri giorni, è stata una delle più prolifiche e commercialmente redditizie della seconda metà del Novecento, e gode tutt’ora di buona, anzi ottima salute. Ma in questo caso il termine «teoria» indica davvero qualcosa che ha un fondamento scientifico, oppure no? E’ quanto cercheremo di capire nel corso di questo incontro.”

“Archeologia misteriosa – alla scoperta degli oggetti impossibili del passato”

https://www.youtube.com/watch?v=FS-HfbypLcs

You Tube – Canale profandreaberti

Stefano Bagnasco – Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze
15 gennaio 2016 – Presso il Centro congressi comunale di St.Vincent (AO), in collaborazione con la Biblioteca e il Comune

Frodi, Miti e Misteri

Scienza e Pseudoscienza in Archeologia – Kenneth L. Feder – Avverbi – 2004

Il Mistero degli Antichi Astronauti – Marco Ciardi – Carocci Editore – 2017

(un’accurata analisi storica di come è nata la teoria degli antichi astronauti)

C’è qualcuno là fuori? – Alla ricerca della vita extraterrestre

Le indagini della scienza e gli inganni della fantarcheologia.

Margherita Hack – Viviano Domenici – Sperling & Kupfer – 2013

Fantarcheologia

Manuale di sopravvivenza per l’interpretazione della storia e dell’evoluzione umana.

Michele Neri – Sovera Edizioni – 2013

 

Faking History

Essays on Aliens, Atlantis, Monsters & More

Jason Colavito – Jason Colavito.com Books – 2013

Ancient Alien Exposed

Debunking UFO’s, Ancient Astronauts and other Unexplained Mysteries

Vernon Macdonald – 2013 (88 pagine)

Le Passé Recomposé

Croniques d’Archéologie Fantasque

Jean-Pierre Adam – Seuil – 1988

L’Archeologie Devant l’Imposture

Jean-Pierre Adam – Robert Laffont – 1976

Des Martiens au Sahara

Croniques d’Archéologie Romantique

Jean-Loic Le Quellec – Actes Sud / Errance – 2009

The Past is Human

Peter White – Taplinger Publishing Company – 1974 (esiste un’altra edizione con una copertina diversa, molto significativa. Una personaggio raffigurato nell’atto di togliersi la maschera di “presunto alieno” del Sahara, del periodo delle “teste rotonde” e sotto a questa maschera c’è il viso di un uomo).

Archaeological Fantasies

How pseudoarchaeology misrepresent the past and misleads the public

Garrett G. Fagan – Routledge – 2006 (un libro che dovrebbe essere raccomandato come testo di base per ogni corso universitario che tratti di archeologia)

A critical companion to Ancient Aliens Season 3 and 4

Jason Colavito – Jason Colavito.com Books – 2012

Lost City, Found Pyramid

Understanding Alternative Archaeologies and Pseudoscientific Practices

Jeb J. Card – David S. Anderson – The Univesity of Alabama Press – 2016

(anche questo libro dovrebbe essere un testo obbligatorio nei corsi di archeologia. A pagina 10 gli autori sostengono senza giri di parole, che il vuoto lasciato dall’assenza di pubblicazioni critiche riguardo alla pseudoarcheologia durante il ventennio precedente ha contribuito a una “drammatica” diffusione della stessa).

 

 

Ci sono libri che ti possono cambiare la vita

Si, ci sono dei libri che ti possono proprio cambiare la vita. A me è successo leggendo “Antichi Astronauti” di Stiebing (Avverbi). Il fatto che in Italia non circolino libri critici sull’archeologia di confine, non vuol dire che non esistano degli studi a riguardo. Devo dire comunque che non è proprio vero che non esistano libri scritti in italiano, qualcosa ho trovato, anche se la maggioranza delle risorse è scritta in Inglese.

Leggendo Stiebing mi sono fatto un sacco di domande sull’Archeologia Misteriosa e ho cominciato a farne a diverse persone che avevano delle competenze specifiche. Quando visitavo un museo Archeologico o una mostra chiedevo se era disponibile un archeologo e lo “tempestavo” di domande su questi temi.

Generalmente il problema principale era fargli capire l’argomento, dovevo alla fine essere molto esplicito “tirando in ballo” i soliti antichi visitatori extraterrestri che avevano distribuito tecnologia e aiuto ai nostri lontani antenati.

Spesso andava a finire che non ne sapevano niente di più, dopo aver storto un poco il naso sentendo il binomio archeologia/alieni.

Sicuramente è andata in modo diverso nell’estate del 2001 e precisamente il giorno di Ferragosto quando ho deciso di visitare il Museo Archeologico di Napoli.

Era il periodo dove circolava l’ennesima “prova inoppugnabile” sulla datazione “antichissima” della Piramide di Cheope. Com’era mia abitudine ho chiesto notizie a un’archeologa che era al banco delle informazioni.

La mia richiesta è stata semplicemente se sapeva qualcosa sull’ultima teoria di datazione della Grande Piramide, uscita in quel periodo e che cosa ne pensava.

Sarà stata l’insopportabile calura estiva o l’averla interrotta mentre stava leggendo un articolo sull’Uomo del Similaun, oppure era semplicemente una giornata no come può accadere a chiunque, sta di fatto che dopo la mia domanda si è notevolmente alterata e alzando la voce ha detto più o meno la solita frase tipo che cominciava con “… è impossibile…”.

Sono pienamente d’accordo con lei, infatti, questa teoria che non vale neanche la pena citare è stata in circolazione ancora qualche mese e dopo è caduta definitivamente nell’oblio, forse una delle peggiori teorie che si siano mai sentite.

Questo episodio è stato molto importante (dovevate esserci anche voi a sentire come urlava, un suo collega è sceso dal primo piano per vedere cosa stava succedendo), perché ho cominciato a pensare una cosa che subito mi è sembrata un’eresia, andare di persona a cercare le risposte alle tante domande che mi ponevo.

Essendo un curioso, una volta tornato a casa dalle ferie ho cominciato con una mega ricerca su internet durata alcuni mesi, avendo solo a disposizione la sera e non tutte le sere hai voglia di navigare, quando non crolli sul letto dopo una giornata di lavoro.

Ho appreso così che c’erano altri misteri archeologici “troppo freschi” per essere presenti nei libri, come il simpaticissimo alieno di Saqqara (un vaso di fiori di loto!) e altri misteri che non appartenevano al campo dell’archeologia, ma che erano sicuramente intriganti come le pietre mobili della California.

Questa ricerca mi ha permesso di conoscere cosa si può trovare sul web in fatto di misteri archeologici e non e costatare che le pagine dedicate a una visione critica sono pochissime o ancora peggio i siti di questo genere. Contemporaneamente ho intrapreso la lettura di molti dei libri che hanno dato inizio a queste teorie.

Alla fine del 2003 ho ricevuto un regalo di Natale inatteso, infatti, la community di Egittologia.net ha fatto una ricerca sul papiro di Tulli con tanto di traduzioni a cura di Franco Brussino. Questo studio ha fornito importanti informazioni che portano a considerare questo chiacchierato papiro, peraltro citato solo su testi di ufologia, un clamoroso falso.

Degli argomenti sui misteri archeologici affrontati sino ad ora, nessuno ha saputo convincermi che ci sia qualcosa di veramente misterioso. Il mistero nasce dalla mancanza di dati, dalla scarsità di conoscenza che abbiamo su molti aspetti del nostro passato.

Erich Von Daniken con una storica e famosa frase dichiarava: “Ogni giorno le pale degli archeologi incappano in oggetti curiosi che solo con grande fatica si lasciano collocare negli schemi preesistenti…”.

Sono un grande appassionato di archeologia, sono stato volontario di un’associazione archeologica e ho partecipato sempre come volontario a qualche scavo archeologico sotto la direzione della Soprintendenza di riferimento. Ritengo che le pale degli archeologi ogni giorno contribuiscano a smuovere quel velo di mistero, aumentando le conoscenze riguardo al passato, incrementando i dati in nostro possesso.

Ogni zona archeologica saccheggiata, ogni campo “spolpato” di reperti, parte dei migliori manufatti antichi svenduti per quattro soldi o una necropoli distrutta consapevolmente, con l’utilizzo di esplosivi, oppure con una ruspa e il supporto di vari camion aziendali; (ogni riferimento non è puramente casuale), determina sicuramente un’irreparabile distruzione di dati per ricostruire la Storia.

Per la comprensione delle vicende antiche l’archeologia riveste un ruolo di primaria importanza ed è necessario fornirgli aiuto e sostegno in modo che continui questa interminabile ricerca.

Oggi l’archeologia misteriosa otterrebbe un successo differente rispetto agli anni 50, 60 e 70 con incisioni rupestri di astronavi, raffigurazioni di spaziali ovunque, oggetti misteriosi a più non posso e spazioporti sulla piana di Nasca. Bisogna sempre tenere presente il contesto e quei periodi con i lanci di razzi, satelliti artificiali e la “corsa allo spazio” ha contribuito molto al diffondersi di queste teorie. Anche per questo motivo dopo un’attenta riflessione molti ricercatori di confine hanno preso le distanze dagli inizi, dove l’archeologia misteriosa era costituita principalmente da un grande sensazionalismo e si procedeva spesso con confronti superficiali e somiglianze di oggetti. Questo manufatto antico assomiglia a un oggetto che utilizziamo oggi, perciò anticamente si servivano d’illuminazione elettrica, aerei, lampadine, mitragliatori, astronavi, aeroporti, rulli compressori e via di questo passo.

La popolarità è stata determinata in gran parte anche dalla mancanza d’indagini e dalla scarsa diffusione o disponibilità di dati archeologici riguardo a numerose zone di “culto”. L’Isola di Pasqua, Stonehenge, le Linee di Nasca e le piramidi egizie solo per citarne alcune. L’archeologia a differenza di un’archeologia alternativa a buon mercato, procede a piccoli passi, certe volte potrebbe sembrare caratterizzata dall’immobilismo anche causato dalla cronica mancanza di fondi, ma procede e i risultati non tardano a vedersi.

Certi comportamenti tenuti da alcuni addetti ai lavori possono anche farci venire i fumi alla testa e magari farcela anche odiare, ma l’archeologia e i mezzi che utilizza, allo stato delle conoscenze attuali, sono quello che ci consentono di scoprire il passato.

L’esempio classico riguarda il famoso Astronauta di Palenque, dove molti hanno intravisto nel rilievo del sarcofago lo schema stilizzato di un mezzo volante, con tanto di pilota ai comandi. Questa visione spopolava in quegli anni, ma con lo studio intensivo di quelle culture si è potuto vedere che ad oggi ci sono moltissimi motivi che accantonano in modo esauriente l’ipotesi del razzo. L’archeologia rispetto a quei periodi ha fatto passi da gigante e ne è una prova l’ottimo libro “Una foresta di re” di Linda Schele e David Freidel di Corbaccio edito nel 2000. Quasi seicento pagine di dati, risultati di scavi e studi su quelle popolazioni.

Un genere di libro che a un appassionato di questi argomenti non può mancare, dove una parte è dedicata alla storia della dinastia di Palenque e al Tempio delle Iscrizioni, al significato della lastra tombale e al motivo perché il sovrano Pacal si trova raffigurato in quella posizione.

I primi dubbi sull’archeologia misteriosa

Ho conosciuto l’affascinante mondo dell’archeologia misteriosa tramite il fumetto Martin Mystere nel lontano 1982. In uno dei primi numeri ho trovato un elenco di libri che erano utilizzati da Castelli e soci per creare le storie. Così ho appreso dell’esistenza di Peter Kolosimo, Erich Von Daniken e delle incredibili teorie raccontate nei loro libri.

Mi sono subito appassionato a questo campo e ho letto parecchi di questi libri.

In seguito ho “scoperto” Archeo, mensile d’archeologia e mi sono reso conto che alcune delle teorie esposte non erano proprio così inoppugnabili come venivano presentate.

Quasi dieci anni dopo ho comprato il libro “Antichi Astronauti” di Stiebing (Avverbi) e per la prima volta ho potuto sentire un’opinione diversa, dove non si utilizzava l’intervento di esseri extraterrestri o di Atlantide, come spiegazione per ogni possibile lacuna della storia antica o per dare un’origine a diversi manufatti considerati misteriosi.

Nonostante questa lettura il mio interesse verso questo campo non è certamente venuto meno, anzi è cresciuto assieme alla voglia di ottenere delle risposte soddisfacenti riguardo a molti argomenti che sono spesso liquidati come stupidaggini e che per questo motivo vengono trascurati.

In questo modo si può generare in gran parte dell’opinione pubblica della confusione dovuta alla mancanza d’informazioni di base, per distinguere quali sono i risultati di campagne di scavo archeologico e lunghe ricerche d’archivio, da teorie talvolta interessanti ma purtroppo prive di riscontri scientifico-archeologici.

Tanto per fare un esempio che non lasci dubbi, prendiamo i famosi “Geroglifici di Abydos”.

Guardando un architrave nel Tempio di Sety I ad Abydos in Egitto si possono vedere dei geroglifici che sembrano raffigurare un elicottero, un dirigibile, un carro armato e altri velivoli tecnologici.

Possibile? Si può liquidare il tutto con la frase “… è impossibile, al tempo dei Faraoni non esisteva la tecnologia per creare qualcosa di simile” e fino a prova contraria sono d’accordo, ma preferisco sentire e ricercare un tipo diverso di risposta.

Osservando in modo più approfondito si può notare che a destra di queste figure ci sono degli altri geroglifici che non potrebbero essere stati creati nemmeno da uno scriba ubriaco. Si nota molto bene che sono sovrapposizioni di due o più segni geroglifici conosciuti.

Possedendo quest’informazione si dovrebbe agire con cautela riguardo ad alcune teorie che vedono i cieli dell’Egitto faraonico solcati da dirigibili e antichi jet, fornendo come prova queste raffigurazioni.

Cercando su internet si notano due diverse foto, una di queste è stata “ritoccata” per ottenere una migliore visione degli oggetti in questione. Nella foto si vedono molto bene i particolari, ma con quest’operazione sono stati asportati anche alcuni dettagli. Il tutto contribuisce a creare dubbi e incertezze e se si aggiunge la mancata conoscenza della storia egizia, che non tutti possiedono, il mistero è già confezionato.

Infatti, come si può apprendere dal libro “Antico Egitto: Curiosità e Misteri svelati”, un quaderno d’Egittologia.net edito da Duat edizioni, nel dettagliato articolo dedicato a questo “mistero”, curato da Marcello Garbagnati e dall’egittologo Marco Chioffi, si apprende che i faraoni in particolar modo nei templi “aggiornavano” i testi lasciati dal predecessore, facendo coprire con dell’intonaco gli scritti esistenti per riutilizzare le superfici. Con il trascorrere dei secoli, l’intonaco diventa secco e si sgretola, lasciando apparire un mix di quello che c’era scritto sui vari strati, come si può vedere in questo tempio.

Ho letto che queste figure sono state notate per la prima volta in seguito ad un crollo di parte dell’intonaco, un’incredibile casualità ha creato un mix di geroglifici molto simile a un moderno elicottero.

Certamente preferisco quest’ultima spiegazione per le “figure” di Abydos, rispetto a un generico “sono solo stupidaggini”, certo tutte due arrivano a “negare” che ci sia un mistero, ma personalmente preferisco spiegazioni più dettagliate.