Scienza e Natura Expo

Il 18 e 19 giugno 2016 si è svolta presso l’Ente Fiera di Novegro a Milano l’edizione annuale di Scienza e Natura Expo. Avendo a disposizione il weekend ed essendo socio del Cicap ero presente allo stand di questa manifestazione.

Il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (CICAP) è un’organizzazione di volontari, scientifica ed educativa, che promuove un’indagine scientifica e critica nei confronti delle pseudoscienze, del paranormale, dei misteri e dell’insolito.
Nasce nel 1989 per iniziativa di Piero Angela e di un gruppo di scienziati, intellettuali e appassionati che sottoscrive la seguente dichiarazione comune: <Giornali, settimanali, radio e televisioni dedicano ampio spazio a presunti fenomeni paranormali, a guaritori, ad astrologi, trattando tutto ciò in modo acritico, senza alcun criterio di controllo; anzi cercando, il più delle volte, l’avvenimento sensazionale, che permetta di alzare l’indice di vendita o di ascolto. Per questo portiamo avanti un’opera di informazione e di educazione rispetto a questi temi, per favorire la diffusione di una cultura e di una mentalità aperta e critica, e del metodo scientifico basato sull’evidenza nell’analisi e nella soluzione dei problemi>.

Viviamo un periodo dove la diffusione di idee e affermazioni pseudoscientifiche a sostegno di terapie di non provata efficacia, teorie del complotto, leggende urbane e falsificazioni storiche sembra non conoscere fine. In questo scenario il CICAP continua a lavorare per sostenere l’applicazione del metodo scientifico, cioè la necessità di verificare i fatti, e per promuovere un’informazione corretta e documentata.

All’interno dello stand del Cicap erano appesi diversi esempi d’illusioni ottiche per sottolineare come la nostra mente sia facile da ingannare.

Non mancavano le locandine delle conferenze e diversi manifesti delle iniziative pubbliche degli anni passati, come quelli delle Giornate Anti Superstizione. Si tratta di una manifestazione che cade periodicamente in giornate classiche come il venerdì 17. Da un gazebo installato in varie città del nostro paese, le persone possono cimentarsi in una serie di prove ritenute “pericolose” dal punto di vista della superstizione. Alla fine del percorso verrà rilasciato un diploma con il proprio nome che attesterà di essere una persona anti-superstiziosa. Lo scopo di un simile appuntamento è di sensibilizzare le persone riguardo a credenze e gesti che se presi sul serio possono complicarci se non in alcuni casi rovinarci la vita. Dopo tutte le volte che siamo passati sotto alle scale aperte, dopo tutti gli specchi rotti, rovesciato il sale, l’olio, aperto l’ombrello al chiuso e la lista sarebbe molto lunga, dovremmo essere stati come minimo fulminati, ma siamo ancora qui e godiamo di ottima salute.

Era presente anche un letto di chiodi come quelli dei fachiri a disposizione di chiunque volesse provarlo. Dimostrando che per certe pratiche considerate misteriose e tradizionalmente riservate a persone preparate e iniziate, possono essere alla portata di tutti, applicando le regole e i principi delle varie scienze. Il trucco è la distribuzione del peso del corpo per il numero di chiodi presenti sull’asse.

Di fianco si trova lo stand di ViviScienza. (viviscienza.it) Si, la scienza è da vivere in prima persona e bisogna crederci, perché senza la scienza non possiamo pretendere di andare da nessuna parte. Senza la scienza l’intera Umanità finirebbe nel caos ingannevole delle pseudoscienze. Come mi racconta il responsabile dello stand bisogna insegnare la scienza alle giovani generazioni. A tal proposito esegue una serie di semplici esperimenti alla portata di tutti. Un punto di partenza per attivare l’interesse dei giovani. Trasferire ai ragazzi quello che è stato fondamentale per la sua carriera. Per questo è disponibile a fornire attività di divulgazione scientifica itinerante per le scuole, nelle biblioteche e ai privati. Si inizia sempre con esperimenti semplici e magari qualcuno si appassiona cosi intensamente che diventerà uno scienziato in futuro. E, aggiungo io, ne abbiamo bisogno.

Uno stand tanto curioso quanto affascinante, si legge una scritta “suscitiamo emozioni con prodotti comuni”, questo è proprio quello che accade.

Mescolando vari ingredienti come dolcificante, colorante alimentare e semplice acqua, con soda caustica, spiegando in più occasioni che è pericolosa, si ottiene un liquido che cambia continuamente colore, prima verde, giallo e poi rosso.

Mentre i reagenti iniziano a creare l’effetto voluto ci si sposta di un metro sul tavolo per creare e sperimentare una batteria creata con le patate. Vengono tagliate delle patate a metà e in ciascuna infilata una vite zincata e un filo di rame. Collegando con morsetti i vari elementi, si ottiene una semplice ma efficace batteria, che eroga una tensione adeguata per accendere un led e alimentare un piccola calcolatrice.

Poi si ritorna a manipolare sostanze come i detersivi e del curry in polvere e via ancora per altri effetti incredibili dove il pubblico rimane incantato a osservare.

A ciclo continuo Roberto Vanzetto del Cicap continua i suoi giochi di carte stupendo e meravigliando il pubblico, nessuna preveggenza, si tratta di giochi di prestigio dove le regole della matematica la fanno da padrone.

Mi sposto nello stand di Diatom Shop, dove conosco Stefano Barone il titolare, come mi spiega, dell’unica ditta al mondo specializzata in micromanipolazioni di diatomee e radiolari. Un lavoro tra scienza, arte e divulgazione scientifica. Sono così infinitamente piccole che si vedono ovviamente al microscopio. Oltre a preparare dei vetrini per un utilizzo scientifico, il suo è anche un lavoro artistico. Osservo un vetrino dove sono disposte a cerchio un infinità di particolari, posizionati con criterio e intelligenza che non si può non catalogarlo come opera d’arte.

Le Diatomee sono alghe unicellulari non flagellate, comparse nel Cretaceo, circa 145 milioni di anni fa. Rappresentano una delle più importanti classi di microalghe in ambiente marino e di acqua dolce. Possono essere fossili o recenti. Nell’ultimo caso basta raccogliere dei campioni d’acqua e trattarla nel modo adeguato. Se si tratta di Diatomee fossili il procedimento si complica. Una volta ottenuti i campioni di rocce, bisogna trattarli con acidi pericolosi e aggressivi, utilizzando dispositivi di protezione e alla fine di un lungo processo selezionare i pezzi integri scartando quelli danneggiati. Essendomi interessato in passato di microfossili, conosco per esperienza l’elevata quantità di materiale che è necessario trattare per ottenere dei pezzi completi. Una volta scelti i pezzi migliori bisogna disporli sul vetrino, nel caso artistico o creare una serie di vetrini didattici con esempi delle varie famiglie.

Per manipolare questi particolari si possono utilizzare due tecniche. A mano libera mediante un bastoncino con attaccato in testa una ciglia, oppure un micromanipolatore in aggiunta al microscopio. In una goccia d’acqua si trova l’Universo. Così mi racconta dell’utilizzo in Medicina Legale per la ricerca nelle vie aeree e nei tessuti delle Diatomee, diventato un esame di routine quando si trova un corpo in acqua allo scopo di confermare o meno l’ipotesi di morte per annegamento. Siccome le alghe hanno un tempo di colonizzazione diverso in base alla specie, questi esami sono molto utili anche per stabilire il PMI (Post-Mortem Interval), ovvero il tempo trascorso dalla morte del soggetto. Confrontando le alghe nel lago dove è stato rinvenuto il corpo e quelle trovate al suo interno si possono svolgere indagini più approfondite arrivando ad avere più elementi per la risoluzione del caso.

Rimango molto interessato e soddisfatto per questo incontro. In mezzo al padiglione Danilo Reale del Cicap ha gonfiato con l’aria calda di un phon quello che sembra un sacco nero dell’immondizia. Si tratta del mitico Ufo Solar che negli anni 80 ci ha regalato tanti avvistamenti di presunti Ufo a forma di sigaro. All’esterno avrebbe fatto un figurone, il calore del sole l’avrebbe fatto salire in cielo. Ma con la fiera incollata all’Aeroporto di Linate meglio lasciar perdere.

Proseguo il giro e trovo lo stand di Microcosmo Italia con “una tavolata” di microscopi e strumenti per l’osservazione dell’infinitamente piccolo. Ci sono varie postazioni dove i visitatori possono guardare a cosa serve un microscopio. In una di queste si trova uno scatolino con vari cristalli di sale colorati artificialmente. Una distesa di piccoli cubetti rosa.

Anche in questo stand conosco una persona interessante. Si tratta di Silvia Dell’Aere biologa e microscopista con una passione per la divulgazione scientifica oltre ad essere una guida ambientale. Ha portato una cosa che mi affascina moltissimo. Ha preso un campione della “poltiglia” verdastra che si forma negli acquari tra il vetro e il bordo dell’acqua. Osservo attraverso gli oculari del microscopio una goccia d’acqua e vedo per la prima volta due animaletti vivi.

Chiedo cosa sono e un signore che ha utilizzato lo strumento prima di me, dice che potremmo chiamarli Giovanni e Carletto. Un momento divertente, Silvia ci dice che sono appartenenti alla famiglia dei Copepodi.

Mi trasformo in un curiosone per vedere cosa fanno. Ci sono due cerchi bordati di nero, due piccole bolle d’aria. Attorno a queste si muovono e cercano una via d’uscita, uno è almeno il doppio come grandezza dell’altro. Come diceva Stefano Barone mezz’ora prima in una goccia d’acqua si trova l’Universo.

Rimangono per ultimi da visitare gli stand dei due Gruppi di Astrofili presenti a questa edizione. Il primo con sede a Cinisello Balsamo presenta una serie di foto di oggetti celesti, talmente belli da rimanere incantati. Tento di eseguire qualche foto, il riflesso è tale che ritorno alla piacevole esperienza dell’osservazione.

Vicino a loro si trova il secondo gruppo, quello di Rozzano con un telescopio mobile, montato su carrello da agganciare a un qualsiasi automezzo dotato di gancio di traino.

Una volta fermo si aprono le pareti e queste diventano una piattaforma attorno al telescopio, con tanto di scaletta per arrivarci sopra. Una costruzione assolutamente ben fatta. L’altra cosa che vedo è il Planetario Gonfiabile. Una struttura che puoi portare ovunque, si gonfia con aria, nello stesso modo dei giochi per i bambini presenti alle sagre di paese. Sembra un grande Igloo di colore azzurro/blu.

Una cerniera blocca l’entrata, oltrepassata ci si trova in una stretta camera intermedia dalla quale si accede all’interno tramite un altro passaggio che verrà sigillato in un secondo tempo. Ne approfitto per assistere a uno spettacolo. Ci si dispone attorno alla parete e al centro il proiettore. Per il resto è uguale agli spettacoli di qualsiasi planetario con il vantaggio di poterlo posare in qualsiasi luogo, in occasione di qualsiasi evento. Un gran bella idea.

Pubblicato su “L’Hobby della Scienza e della Tecnica” n°43 – Settembre 2016

 

L’Ufoporto di Arès – Francia

L’anno scorso ad agosto ho visitato l’Ovniporto di Arès in Francia. Si tratta di una zona vista mare o sarebbe più corretto definirla vista Oceano, dedicata dal 1976 all’atterraggio di dischi volanti.

Questa storia inizia con la consegna di una petizione di origine popolare al Municipio (Maire) di Arès. Il documento iniziava e gli anni 70 erano una garanzia, con l’osservazione che l’idea di visitatori extraterrestri sul nostro Pianeta era oramai plausibile. L’oggetto principale era la richiesta allo scopo di ottenere il permesso per la costruzione, sul territorio comunale di una piattaforma di atterraggio per Oggetti Volanti Non Identificati (OVNI).

Un modo per promuovere l’accoglienza di visitatori alieni nel paese di Arès conosciuto per la sua ospitalità. Sarebbe stato il primo paese francese, a possedere una struttura per facilitare questi viaggiatori. La richiesta iniziale era di uno spazio delimitato in prossimità della torre, luogo successivamente scelto per la costruzione. In aggiunta un palo con la manica a vento, un pannello con le indicazioni sul luogo e il paese e non poteva mancare la bandiera nazionale.

Comprendeva l’aggiunta per il futuro di strumenti scientifici come un un Radar.

Formulata in modo serio, richiedeva un’integrazione del regolamento comunale per il funzionamento dell’Ovniporto.

Condizioni di favore riguardo le tasse per l’utilizzo della zona d’atterraggio.

Libertà di circolazione per gli extraterrestri sul territorio comunale e la loro partecipazione ai tornei di Pétanque e altri giochi popolari.

La popolazione dovrà essere informata con istruzioni da seguire in caso d’atterraggio di UFO.

Il personale incaricato del funzionamento della struttura offrirà un servizio di volontariato.

Si dovrà costituire una commissione formata da persone di diverse competenze per studiare le conseguenze di un eventuale intenso traffico di UFO nella zona, ed evitare collisioni con altri velivoli o alterare la qualità della vita che deve rimanere eccezionale nella nostra città.

Il 21 luglio 1976 la Maire di Arès accoglie positivamente la richiesta e il 15 agosto dello stesso anno viene inaugurato il primo Ovniporto di Francia. Una cerimonia tanto solenne quanto rigorosa sotto ogni punto di vista, un festa per tutta la popolazione con la presenza di un Comandante dell’Aeronautica, la bandiera e l’Inno Nazionale francese.

L’Ovniporto è attualmente presente e contribuisce a creare del turismo nella zona, anche se per il momento si tratta solo di turismo terrestre. Si calcola che ogni anno circa 2000 appassionati, come è capitato a me, vengano ad Arès per questo motivo.

Recuperata l’informazione in modo casuale, avevo fatto una ricerca per vedere in anteprima cosa avrei trovato sul posto. La sera prima non ho resistito e a tarda notte ho fatto un giro veloce in zona.

Arrivato sull’Esplanade Georges Dartiguelongue vedo i contorni della riproduzione di un “disco volante”, con tanto di cupolino al centro, che non corrisponde alla forma ovoidale vista sul web.

É ora di dormire dopo la lunga giornata passata sulle Dune del Pilat, terminata con un bellissimo tramonto sull’Oceano.

Il giorno dopo ritorno sul posto e la riproduzione del “disco volante” è proprio diversa. Non riesco a capire perché lo hanno sostituito, quello di prima era così bello!

Trovo anche la stele commemorativa posata durante un anniversario di questa iniziativa.

Faccio un’ottima colazione seduto sulla panchina accanto all’OVNI, mezza baguette con la marmellata e un buon caffè e latte. Prima di proseguire il mio viaggio non posso non scambiare quattro parole con i responsabili dell’Ufficio Turistico sempre molto disponibili.

Esco da Arès e grazie al navigatore sbaglio una rotonda. Al posto di andare dritto giro a sinistra e dopo una cinquantina di metri, oltre il reticolato di un’azienda vedo una forma conosciuta. Si tratta del precedente “OVNI di Arès” visto in tante foto sul web.

Mi fermo ai lato della strada e scatto alcune foto. Attraverso la strada e lo osservo bene. Adesso posso capire perché è stato sostituito. È marcio in diversi punti. Alcuni decenni all’aperto e vicino all’Oceano lo hanno praticamente distrutto.

Riprendo il furgone e faccio il giro dell’isolato per cercare l’ingresso dell’azienda. Chiedo se posso fare alcune foto e la direzione acconsente. Ecco il mitico oggetto finalmente davanti a me.

Lo avevano costruito con un’abbondante ricchezza di particolari per farlo sembrare più alieno possibile. Secondo me ci sono riusciti. Il risultato è apprezzabile.

Viste le condizioni attuali una sostituzione era inevitabile. C’è una scaletta, presente anche nel nuovo modello e il fondo è talmente conciato male, che temo si possa sfondare sotto il mio peso.

Comunque il modello mi piace e soddisfatto proseguo il mio viaggio

Patatine Extraterrestri

La figura dell’alieno è oramai entrata da molto tempo nell’immaginario collettivo. Non mi sono stupito più di tanto quando in Francia ho trovato questi prodotti sugli scaffali di alcuni Centri Commerciali. “Les Extraterrestres” patatine con la forma dei classici alieni grigi. Le patatine sono tutte uguali, ma commercialmente la figura dell’alieno attira comunque di più.

Invece i “Monster Munch” sembrerebbero a prima vista dei simpatici fantasmini, ma guardando il retro della confezione vengono presentati in tuta spaziale con tanto di astronave.

Ci si può collegare al sito ufficiale www.missionmonstermunch.fr e giocare con questi alieni. Ci vogliono alcuni secondi per caricare la schermata iniziale, comunque una partita si può fare, anche più di una visto che ci sono varie ambientazioni.

Lasciando la Francia e ritornando in Italia abbiamo trovato “Gli splatterosi organi alieni”. Mentre gli alieni grigi francesi erano un poco inquietanti, il nostro “grigio” nostrano mi fa un po’ di tenerezza. È suturato ovunque e ha un aspetto abbastanza abbacchiato. Comunque mi è simpatico.

Come regalo all’interno del sacchetto si trova un organo alieno, io ho trovato un piede di colore giallo. Ma si possono trovare anche i polmoni, il cervello, le mani, lo scheletro, tutti colorati e costituiti da un tipo di gomma flessibile e attaccaticcia. Sullo sfondo del sacchetto si vedono tantissime teste aliene che completano la grafica della confezione.

Sempre patatine italiane, sono gli “Space Shooter”. Un alieno all’interno della sua astronave armeggia con i comandi mentre nello spazio davanti al suo mezzo si vedono degli ovali, con tanto di scie, con raffigurazioni di alieni.

All’interno come regalo si trova uno degli alieni presenti sulla confezione. Scopo del gioco è lanciare il dischetto con l’alieno sulla confezione e sommare i punti dei tondi dove atterra il dischetto. Mi ricorda tanto un giochino che trovavamo nei sacchetti delle patatine negli anni 70.

Dei frisbee di plastica colorati in miniatura, che si lanciavano con una palettina dello stesso materiale e c’era pure un adesivo dei Supereroi tipo Batman, Superman etc. per decorarlo.

Bei tempi, ci divertivamo con poco, avevamo poco ed eravamo sempre contenti.

Tutti i marchi dei prodotti citati appartengono ai legittimi proprietari. I contorni delle confezioni sono stati ritagliati per evitare pieghe durante la scannerizzazione.