Si, ci sono dei libri che ti possono proprio cambiare la vita. A me è successo leggendo “Antichi Astronauti” di Stiebing (Avverbi). Il fatto che in Italia non circolino libri critici sull’archeologia di confine, non vuol dire che non esistano degli studi a riguardo. Devo dire comunque che non è proprio vero che non esistano libri scritti in italiano, qualcosa ho trovato, anche se la maggioranza delle risorse è scritta in Inglese.
Leggendo Stiebing mi sono fatto un sacco di domande sull’Archeologia Misteriosa e ho cominciato a farne a diverse persone che avevano delle competenze specifiche. Quando visitavo un museo Archeologico o una mostra chiedevo se era disponibile un archeologo e lo “tempestavo” di domande su questi temi.
Generalmente il problema principale era fargli capire l’argomento, dovevo alla fine essere molto esplicito “tirando in ballo” i soliti antichi visitatori extraterrestri che avevano distribuito tecnologia e aiuto ai nostri lontani antenati.
Spesso andava a finire che non ne sapevano niente di più, dopo aver storto un poco il naso sentendo il binomio archeologia/alieni.
Sicuramente è andata in modo diverso nell’estate del 2001 e precisamente il giorno di Ferragosto quando ho deciso di visitare il Museo Archeologico di Napoli.
Era il periodo dove circolava l’ennesima “prova inoppugnabile” sulla datazione “antichissima” della Piramide di Cheope. Com’era mia abitudine ho chiesto notizie a un’archeologa che era al banco delle informazioni.
La mia richiesta è stata semplicemente se sapeva qualcosa sull’ultima teoria di datazione della Grande Piramide, uscita in quel periodo e che cosa ne pensava.
Sarà stata l’insopportabile calura estiva o l’averla interrotta mentre stava leggendo un articolo sull’Uomo del Similaun, oppure era semplicemente una giornata no come può accadere a chiunque, sta di fatto che dopo la mia domanda si è notevolmente alterata e alzando la voce ha detto più o meno la solita frase tipo che cominciava con “… è impossibile…”.
Sono pienamente d’accordo con lei, infatti, questa teoria che non vale neanche la pena citare è stata in circolazione ancora qualche mese e dopo è caduta definitivamente nell’oblio, forse una delle peggiori teorie che si siano mai sentite.
Questo episodio è stato molto importante (dovevate esserci anche voi a sentire come urlava, un suo collega è sceso dal primo piano per vedere cosa stava succedendo), perché ho cominciato a pensare una cosa che subito mi è sembrata un’eresia, andare di persona a cercare le risposte alle tante domande che mi ponevo.
Essendo un curioso, una volta tornato a casa dalle ferie ho cominciato con una mega ricerca su internet durata alcuni mesi, avendo solo a disposizione la sera e non tutte le sere hai voglia di navigare, quando non crolli sul letto dopo una giornata di lavoro.
Ho appreso così che c’erano altri misteri archeologici “troppo freschi” per essere presenti nei libri, come il simpaticissimo alieno di Saqqara (un vaso di fiori di loto!) e altri misteri che non appartenevano al campo dell’archeologia, ma che erano sicuramente intriganti come le pietre mobili della California.
Questa ricerca mi ha permesso di conoscere cosa si può trovare sul web in fatto di misteri archeologici e non e costatare che le pagine dedicate a una visione critica sono pochissime o ancora peggio i siti di questo genere. Contemporaneamente ho intrapreso la lettura di molti dei libri che hanno dato inizio a queste teorie.
Alla fine del 2003 ho ricevuto un regalo di Natale inatteso, infatti, la community di Egittologia.net ha fatto una ricerca sul papiro di Tulli con tanto di traduzioni a cura di Franco Brussino. Questo studio ha fornito importanti informazioni che portano a considerare questo chiacchierato papiro, peraltro citato solo su testi di ufologia, un clamoroso falso.
Degli argomenti sui misteri archeologici affrontati sino ad ora, nessuno ha saputo convincermi che ci sia qualcosa di veramente misterioso. Il mistero nasce dalla mancanza di dati, dalla scarsità di conoscenza che abbiamo su molti aspetti del nostro passato.
Erich Von Daniken con una storica e famosa frase dichiarava: “Ogni giorno le pale degli archeologi incappano in oggetti curiosi che solo con grande fatica si lasciano collocare negli schemi preesistenti…”.
Sono un grande appassionato di archeologia, sono stato volontario di un’associazione archeologica e ho partecipato sempre come volontario a qualche scavo archeologico sotto la direzione della Soprintendenza di riferimento. Ritengo che le pale degli archeologi ogni giorno contribuiscano a smuovere quel velo di mistero, aumentando le conoscenze riguardo al passato, incrementando i dati in nostro possesso.
Ogni zona archeologica saccheggiata, ogni campo “spolpato” di reperti, parte dei migliori manufatti antichi svenduti per quattro soldi o una necropoli distrutta consapevolmente, con l’utilizzo di esplosivi, oppure con una ruspa e il supporto di vari camion aziendali; (ogni riferimento non è puramente casuale), determina sicuramente un’irreparabile distruzione di dati per ricostruire la Storia.
Per la comprensione delle vicende antiche l’archeologia riveste un ruolo di primaria importanza ed è necessario fornirgli aiuto e sostegno in modo che continui questa interminabile ricerca.
Oggi l’archeologia misteriosa otterrebbe un successo differente rispetto agli anni 50, 60 e 70 con incisioni rupestri di astronavi, raffigurazioni di spaziali ovunque, oggetti misteriosi a più non posso e spazioporti sulla piana di Nasca. Bisogna sempre tenere presente il contesto e quei periodi con i lanci di razzi, satelliti artificiali e la “corsa allo spazio” ha contribuito molto al diffondersi di queste teorie. Anche per questo motivo dopo un’attenta riflessione molti ricercatori di confine hanno preso le distanze dagli inizi, dove l’archeologia misteriosa era costituita principalmente da un grande sensazionalismo e si procedeva spesso con confronti superficiali e somiglianze di oggetti. Questo manufatto antico assomiglia a un oggetto che utilizziamo oggi, perciò anticamente si servivano d’illuminazione elettrica, aerei, lampadine, mitragliatori, astronavi, aeroporti, rulli compressori e via di questo passo.
La popolarità è stata determinata in gran parte anche dalla mancanza d’indagini e dalla scarsa diffusione o disponibilità di dati archeologici riguardo a numerose zone di “culto”. L’Isola di Pasqua, Stonehenge, le Linee di Nasca e le piramidi egizie solo per citarne alcune. L’archeologia a differenza di un’archeologia alternativa a buon mercato, procede a piccoli passi, certe volte potrebbe sembrare caratterizzata dall’immobilismo anche causato dalla cronica mancanza di fondi, ma procede e i risultati non tardano a vedersi.
Certi comportamenti tenuti da alcuni addetti ai lavori possono anche farci venire i fumi alla testa e magari farcela anche odiare, ma l’archeologia e i mezzi che utilizza, allo stato delle conoscenze attuali, sono quello che ci consentono di scoprire il passato.
L’esempio classico riguarda il famoso Astronauta di Palenque, dove molti hanno intravisto nel rilievo del sarcofago lo schema stilizzato di un mezzo volante, con tanto di pilota ai comandi. Questa visione spopolava in quegli anni, ma con lo studio intensivo di quelle culture si è potuto vedere che ad oggi ci sono moltissimi motivi che accantonano in modo esauriente l’ipotesi del razzo. L’archeologia rispetto a quei periodi ha fatto passi da gigante e ne è una prova l’ottimo libro “Una foresta di re” di Linda Schele e David Freidel di Corbaccio edito nel 2000. Quasi seicento pagine di dati, risultati di scavi e studi su quelle popolazioni.
Un genere di libro che a un appassionato di questi argomenti non può mancare, dove una parte è dedicata alla storia della dinastia di Palenque e al Tempio delle Iscrizioni, al significato della lastra tombale e al motivo perché il sovrano Pacal si trova raffigurato in quella posizione.